Lo scopo di questo articolo è quello di porre l’attenzione sulle misure di ristoro obbligatorie che il D.L. 74/2000 in tema di reati tributari pone a disposizione del giudice.
Non è inconsueto riscontrare che, l’avvio del procedimento penale viene erroneamente percepito come un evento a bassa incisività patrimoniale per l’indagato, che avrà conseguenze in un tempo indefinito e che non porterà ad effetti immediati sul patrimonio dell’indagato.
Nulla di più sbagliato.
A tal proposito infatti l’art. 12 bis del D. Lgs. 74/2000 prevede l’obbligatorietà della confisca dei beni o valori (diretta o per equivalente) che costituiscono il profitto o il prezzo del reato tributario.
Al fine di velocizzare la misura di ristoro, prima della sentenza di condanna, opera l’istituto del sequestro preventivo come strumento prodromico alla confisca, che rappresenta la misura ablativa finale destinata a colpire il patrimonio dell’evasore.
Completa la disciplina in esame la confisca allargata, istituto recentemente introdotto nel campo del diritto penal-tributario dal D. Lgs. 124/2019.
L’art. 12 ter del D. Lgs. 74/2000 prevede infatti la possibilità, per i reati tributari maggiormente decettivi, di procedere con la particolare procedura prevista dall’art. 240 bis del codice penale.
In definitiva, parleremo in questo articolo di questo caleidoscopico catalogo di strumenti recuperatori, sovente ignorati nella formulazione della prognosi concernente le condotte tributarie più aggressive.
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